L’uso delle miscele OPL-RONS® nelle infezioni da virus con pericapside compreso il corona virus sars-cov-2
I virus con pericapside per le loro caratteristiche morfologiche e il loro patrimonio genetico (DNA e RNA) sono responsabili di infezioni segnate da evoluzioni acute ed infauste, ma anche da malattie croniche che possono interessare il paziente per molti anni e in alcuni casi accompagnarlo per tutta la vita.
Un aspetto che rende questi virus insidiosi per le varie specie animali, compreso l’uomo è quello di esprimere un’alta contagiosità e virulenza, sostenendo talvolta incontrollabili pandemie, al punto che i presidi medico-sanitari lasciano spesso il passo ai problemi socio-economici di cui dipende sono la loro permanenza nelle popolazioni. Nelle infezioni virali e soprattutto in quelle sostenute da virus con pericapside, lo stato nutrizionale dell’ospite influenza non solo la risposta dell’ospite al virus, ma ha anche una grande influenza sul patrimonio genetico. Ancora non è chiaro quali siano i rapporti tra infezioni virali e stress ossidativo anche se osservazioni dirette hanno dimostrato, che particolari ceppi di topi nutriti con diete povere di selenio, sono più soggetti ad infezioni con ceppi coxsackievirus B3, tuttavia è una condizione dipendente dal patrimonio genetico della specie animale trattata, che trova ancora una difficile una sua generalizzazione. La stretta connessione tra patrimonio genetico di alcuni animali ospiti e le infezioni virali con pericapside è evidente nei pipistrelli, il cui assetto genetico è tale da poter costituire ospiti naturali di diverse specie di coronavirus, come ne caso dei due corona virus SARS-CoV-2 agente eziologico della malattia COVID-19 e la MERS-CoV agente eziologico della sindrome respiratoria del Medio Oriente, che condividono almeno il 50% della loro sequenza genetica con il pipistrello, il loro naturale animale ospite. Il coronavirus è un virus a RNA il cui filamento è uno dei più lunghi presenti in un virus, la cui funzione, una volta nella cellula ospite, è di codificare le sintesi proteiche virali. L’RNA virale ha la funzione di codificare la sintesi di due lunghe catene poliproteiche, che costituiscono nell’insieme, un sofisticato meccanismo di autoreplicazione virale, trasformando la cellula infettata in una efficiente fabbrica di nuovi virus. Le due catene poliproteiche codificate dall’RNA virale, contengono tutte le informazione per esprimere il fenotipo virale completo, compreso il complesso enzimatico per la replicazione e trascrizione del suo acido nucleico. Oltre alla trascrizione per le molte proteine strutturali del capside sono di importanza cruciale le due proteasi in grado di tagliare le due poliproteine in più frammenti proteici funzionali. La principale proteasi è un dimero formato da due subunità identiche che unendosi costituiscono due siti attivi. La proteasi principale taglia la poliproteina attraverso due amminoacidi, la cisteina e la istidina in 11 zone diverse. Oltre alla proteasi principale vi è una seconda proteasi, costituita da una sola subunità e taglia la poliproteina in 2 punti specifici, grazie ad un cisteina posta nel suo unico sito attivo. Questa seconda proteasi riesce a tagliare anche molte proteine delle cellule infettate, alterandone la loro attività. Nel caso dell’ubiquitina, una piccola proteina in grado di selezionare e realizzare la degradazione delle proteine cellulari attraverso un processo chiamato “ubiquitazione”, una vera e propria marcatura delle proteine cellulari che devono essere degradate. Una volta che una o più molecole proteiche di ubiquitina si legano alla proteina, queste così “marcate”, sono indirizzate nel complesso multiproteico citoplasmatico ATP-dipendente definito proteosoma per essere riconosciuta e degradata.
L’alterata ubiquitinazione citoplasmatica nelle cellule infettate dal virus SARS-CoV-2 comporta una alterata produzione di interferone da parte del sistema immunitario con una netta riduzione delle difese immunitarie innate contro i virus, SARS-CoV-2.
L’entrata del corona virus SARS-CoV-2 in una cellula ospite, può essere suddivisa in due fasi, una fase extracellulare dove il virus con i suoi recettori si aggancia ai recettori specifici di membrana per penetrare nella cellula e una seconda fase molto più complessa intracellulare, che ha come fine ultimo di trasformare la cellula infettata in una efficiente fabbrica di virus. Questa trasformazione dipende dalle proteasi principali possedute dal corona virus, che permette di distinguerli in almeno quattro generi diversi. Sono diversi gli studi, che fanno ritenere le proteasi principali dei possibili target farmacologici per la cura delle infezioni da coronavirus, tuttavia riamane farmacologicamente improbabile trovare farmaci ad ampio spettro efficaci su generi o variati diversi di corona virus, tuttavia è stata individuata una proteasi principale la cui struttura e attività è sovrapponibile a quella della tripsina, e come quest’ultima la sua attività proteasica dipende da una serina.